Gli
Inuit si muovevano sui fiordi e in mare con il qajaq
e quando incontravano zone ghiacciate non navigabili
le attraversavano a piedi trascinandolo fino al punto
in cui ritrovavano uno spazio navigabile. Così
potevano addentrarsi profondamente nel territorio e
raggiungere luoghi più favorevoli alla caccia.
Il
qajaq è il risultato di un lungo processo di
progettazione evolutiva.
Il qajaq scivola sull’acqua, si infila dappertutto,
è adatto a districarsi in una navigazione resa
complicata dai ghiacci e, mantenendo una velocità
media di tre nodi, compie navigazioni giornaliere di
30-40 km senza fatica e senza temere il vento, né
le onde che assorbe essendo elastico.
Era costruito filante, elegante ma robusto e leggero,
utilizzando come metro le misure del singolo cacciatore
'che lo calzava come un guanto'.
Formato
da una struttura in legni di recupero portati dalle
correnti ed assemblati tra loro con legature e pioli
d’osso, ricoperta con pelli di mammiferi marini,
veniva utilizzato per la caccia e la pesca.
Era chiamato: la barca dell'uomo.
Gli
Inuit si trasmettevano oralmente e tramite il fare
insieme le tecniche costruttive e le innovazioni apportate
secondo le nuove esperienze.